Fra palco e realtà
Il fatto è ampiamente noto in quanto assurto alle cronache dei maggiori organi nazionali d’informazione.
La famiglia di Matteo Armellini, il trentunenne romano morto il 5 marzo scorso a Reggio Calabria durante l’allestimento del palco per il concerto di Laura Pausini, ha ricevuto dall’INAIL un assegno di circa 2000 euro. Circostanza, quest’ultima, che non solo ha comprensibilmente provocato un grande dispiacere ai cari del ragazzo ma ha anche sollevato un “dibattito” virtuale sui social network più diffusi quali facebook e twitter.
E, come sempre succede in questi casi, è stato facile riscontrare “commenti”, talvolta anche espressi con linguaggio greve, volti a sottolineare sentimenti di sdegno ed indignazione.
Non tutto però è come sembra. Bando alle facili prese di posizione demagogiche, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Le prestazioni erogabili dall’INAIL ai lavoratori assicurati e, in caso di loro morte, ai loro superstiti sono previste dal Testo Unico n. 1124 del 1965, che ne stabilisce in maniera tassativa condizioni e misure. In particolare, la legge prevede che abbiano diritto alla rendita il coniuge, fino alla morte o a nuovo matrimonio, ciascun figlio fino al raggiungimento del 18esimo anno di età (per ragioni di studio l’età viene elevata fino ai 21 anni se i figli sono studenti di scuola media o superiore e non oltre i 26 anni se studenti universitari), i figli totalmente inabili al lavoro, ai quali la rendita spetta a prescindere dall’età, finché dura l’inabilità.
In mancanza di coniuge e figli, come nel caso del povero Matteo Armellini, anche a genitori, altri ascendenti, fratelli e sorelle può spettare una rendita. Ma solo nella misura del 20% e solo se convivevano con il lavoratore deceduto ed erano a suo carico, circostanza non verificatasi nel caso di specie.
Quei soldi “non sono un risarcimento ma un anticipo dell’assegno funerario”, ha quindi correttamente spiegato il direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello.
La mancanza del riconoscimento della rendita comunque non preclude tuttavia la possibilità di agire in giudizio nei confronti degli eventuali responsabili dell’infortunio per ottenere il risarcimento del danno subito oltreché la loro condanna in sede penale.
Sono, pertanto, queste le strade che la famiglia del giovane deve percorrere per tentare di ottenere il giusto risarcimento.
Avv. Giuseppe Leotta