22 ottobre 1972, manifestazione dei lavoratori a Reggio Calabria
Tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, la strategia della tensione e delle bombe, volta ad annegare nel sangue e nel terrore i movimenti di rivendicazione sociale, esplose anche al Sud, dove nelle lotte contro le gabbie salariali era emerso un elevato livello di protesta da parte della classe operaia. Contro le rivendicazioni dei lavoratori, sangue fu sparso ad Avola (dicembre ’68) durante le lotte dei braccianti per ottenere miglioramenti contrattuali e a Battipaglia nelle manifestazioni contro la chiusura di alcuni tabacchifici. A Reggio Calabria nel periodo luglio-settembre 1970 si susseguirono scioperi generali, occupazioni della stazione, dell’aeroporto, delle poste, per protestare contro il trasferimento del capoluogo regionale a Catanzaro. Le organizzazioni di estrema destra (Fronte Nazionale, Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale) risposero a questa ondata di protesta sociale scatenando la serie di attentati dinamitardi e di disordini di piazza noti come “i moti di Reggio Calabria”, provocando vittime e feriti. Il 22 luglio 1970 a Gioia Tauro una bomba fece deragliare il treno “Freccia del Sud”, provocando 6 morti e 54 feriti. Il 4 febbraio 1971 venne lanciata una bomba contro un corteo antifascista a Catanzaro. Alla strategia del terrore si affiancava, da parte delle forze di destra, il tentativo di cavalcare le proteste sociali e di accreditarsi, al grido di “Boia chi molla”, come i rappresentanti degli interessi degli emarginati. In questo contesto di bombe e di terrore, i sindacati metalmeccanici decidono di organizzare una grande manifestazione di solidarietà al fianco dei lavoratori calabresi, direttamente a Reggio Calabria: per la prima volta sono gli operai del Nord e del Centro che scendono a manifestare al Sud, e non viceversa. Lo storico appuntamento viene fissato al 22 ottobre del 1972. I neofascisti tentano di impedire l’arrivo dei manifestanti con una serie di attentati ai treni in viaggio verso Reggio Calabria (otto bombe nella sola notte tra il 21 e il 22 ottobre 1972), ma i compagni e le compagne che hanno deciso di raggiungere il Sud non demordono: arrivano in 40.000 a Reggio Calabria e ai treni speciali si aggiunge anche una nave, noleggiata da 1.000 operai dell’Ansaldo di Genova. Quel viaggio drammatico e quella giornata memorabile sono narrati da questa celebre canzone di Giovanna Marini.
Andavano col treno giù nel Meridione
per fare una grande manifestazione
il ventidue d’ottobre del ‘Settantadue
in curva il treno che pareva un balcone
quei balconi con la coperta per la processione
il treno era coperto di bandiere rosse
slogans, cartelli e scritte a mano
da Roma-Ostiense mille e duecento operai
vecchi e giovani e donne
con i bastoni e le bandiere arrotolate
portati tutti a mano sulle spalle
il treno parte e pare un incrociatore
tutti cantano Bandiera Rossa
dopo venti minuti che siamo in cammino
si ferma e non vuole più partire
si parla di una bomba sulla ferrovia
il treno torna alla stazione
tutti corrono coi megafoni in mano
richiamano «andiamo via Cassino
compagni da qui a Reggio è tutto un campo minato
chi vuole si rimetta in cammino»
dopo un’ora quel treno che pareva un balcone
ha ripreso la sua processione
anche a Cassino la linea è saltata
siamo tutti attaccati al finestrino
Roma Ostiense Cisterna Roma Termini Cassino
adesso siamo a Roma Tiburtino
il treno di Bologna è saltato a Piverno
è una notte è una notte d’inferno
i feriti tutti sono ripartiti
caricati sopra un altro treno
funzionari responsabili sindacalisti
sdraiati sulle reti dei bagagli
per scrutare meglio la massicciata
si sono tutti addormentati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
l’importante adesso e’ di essere partiti.
ma i giovani hanno gli occhi spalancati
vanno in giro tutti eccitati
mentre i vecchi sono stremati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
famiglie intere a tre generazioni
son venute tutte insieme da Torino
vanno dai parenti fanno una dimostrazione
dal treno non è sceso nessuno
la vecchia e la figlia alle rifiniture
il marito alla verniciatura
la figlia della figlia alle tappezzerie
stanno in viaggio ormai da più di venti ore
aspettano seduti sereni e contenti
sopra le bombe non gliene importa niente
aspettano che è tutta una vita
che stanno ad aspettare
per un certificato mattinate intere
anni e anni per due soldi di pensione
erano venti treni più forti del tritolo
guardare quelle facce bastava solo
con la notte le stelle e con la luna
i binari stanno luccicanti
mai guardati con tanta attenzione
e camminato sulle traversine
mai individuata una regione
dai sassi della massicciata
dalle chine di erba sulla vallata
dai buchi che fanno entrare il mare
piano piano a passo d’uomo
pareva che il treno si facesse portare
tirato per le briglie come un cavallo
tirato dal suo padrone
a Napoli la galleria illuminata
bassa e sfasciata con la fermata
il treno che pare un balcone
qualcuno vuol salire attenzione
non fate salire nessuno
può essere una provocazione
si sporgono coi megafoni in mano
e un piede sullo scalino
e gridano gridano quello che hanno in mente
sono comizi la gente sente
ora passa la notte e con la luce
la ferrovia è tutta popolata
contadini e pastori che l’hanno sorvegliata
col gregge sparpagliato
la Calabria ci passa sotto i piedi ci passa
dal tetto di una casa una signora grassa
fa le corna e alza una mano
e un gruppo di bambini
ci guardano passare
e fanno il saluto romano
Ormai siamo a Reggio e la stazione
è tutta nera di gente
domani chiuso tutto in segno di lutto
ha detto Ciccio Franco “a sbarre”
e alla mattina c’era la paura
e il corteo non riusciva a partire
ma gli operai di Reggio sono andati in testa
e il corteo si è mosso improvvisamente
è partito a punta come un grosso serpente
con la testa corazzata
i cartelli schierati lateralmente
l’avevano tutto fasciato
volavano sassi e provocazioni
ma nessuno s’è neppure voltato
gli operai dell’Emilia-Romagna
guardavano con occhi stupiti
i metalmeccanici di Torino e Milano
puntavano in avanti tenendosi per mano
le voci rompevano il silenzio
nelle pause si sentiva il mare
e il silenzio di quelli fermi
che stavano a guardare
e ogni tanto dalle vie laterali
si vedevano i sassi volare
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
“il Nord è arrivato nel Meridione”
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
gli operai hanno dato una dimostrazione.