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Pubblico impiego: la Cassazione si pronuncia sulla prescrizione dei crediti retributivi

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Pubblico impiego: la Cassazione si pronuncia sulla prescrizione dei crediti retributivi

Con sentenza n. 36197 del 28 dicembre 2023, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno sancito che nel lavoro pubblico contrattualizzato, inclusi i rapporti a tempo determinato e nell’ipotesi di successione di rapporti a tempo determinato, la prescrizione quinquennale dei crediti da lavoro decorre in costanza di rapporto dal momento della progressiva insorgenza.

Si tratta di una pronuncia a lungo attesa, con cui si è data risposta ai quesiti formulati dalla Sezione Lavoro con l’ordinanza interlocutoria n. 6051 del 28 febbraio 2023.

L’orientamento espresso, per certi versi sorprendente, non appare condivisibile in quanto sussistono fondate ragioni che legittimano un regime diverso a seconda che il lavoro a termine sia svolto in ambito privato ovvero in ambito pubblico. Sicché la decisione assunta potrebbe essere ritenuta in contrasto con il principio di non discriminazione elaborato in ambito eurounitario e, in ambito interno, con i principi di uguaglianza e ragionevolezza (art. 3 Cost.) e la tutela del diritto al lavoro (artt. 4 e 35 Cost.).

Il Supremo Consesso motiva la propria decisione rilevando che, in ambito pubblico, dalla condizione di dipendenza non originerebbe in capo al lavoratore alcun timore reverenziale (metus) nei confronti del datore di lavoro addirittura neppure in relazione della sua mera aspettativa alla stabilità dell’impiego; mentre, al contrario, in abito privato, la posizione di subalternità deve condurre a conclusioni di segno opposto anche in ragione del fatto che il potere datoriale di licenziamento sarebbe dotato di un’intensità più ampia rispetto a quella prevista per i rapporti alle dipendenze di pubbliche amministrazioni. Ci si concentra, dunque, sulla specificità della soggezione psicologica, concludendo per la necessità di diversificare l’approccio interpretativo sulla scorta della maggiore stabilità lavorativa e delle tutele più incisive previste in ambito pubblico che riducono il timore del lavoratore di rivendicare i propri diritti.

Pertanto, i dipendenti pubblici che intendano avanzare pretese retributive devono attivarsi tempestivamente, entro un quinquennio dal momento in cui sorge il loro diritto di credito.

Per prendere in visione il testo integrale della decisione, clicca qui: Cassazione, SS.UU., sentenza n. 36197-2023

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