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Il Piano del lavoro della Cgil e la campagna elettorale (di Roberta Bortone)

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Il Piano del lavoro della Cgil e la campagna elettorale (di Roberta Bortone)

In questa campagna elettorale nella quale i temi concreti del lavoro e dell’economia sembrano essersi dissolti per far posto a scandali e a bagarres personali e di partito, le parti sociali hanno deciso di assumere un ruolo propositivo ed entrano direttamente nella discussione politica.

Il Presidente di Confindustria ha presentato il progetto “Confindustria per l’Italia: crescere si può, si deve” affinché – si legge sul sito degli industriali – “tutte le forze politiche impegnate nelle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio possano riflettere sulle priorità indicate dagli industriali per rendere nuovamente competitiva l’Italia e superare l’emergenza economica e sociale”.

Negli stessi giorni la Cgil ha avanzato un pacchetto di proposte, frutto di analisi e di riflessioni che rappresentano senza dubbio un elemento di grande novità.

Il documento, presentato dalla Cgil nella conferenza di programma che si é svolta a Roma il 25 e 26 gennaio scorsi, prende il nome dal Piano del lavoro che era stato elaborato e approvato dalla stessa Cgil nel 1949 come un insieme di linee guida per ricostruire l’Italia, appena uscita povera e affamata dalla guerra.

Il nuovo Piano del lavoro vuole fissare i punti per una “messa in sicurezza del Paese, di prevenzione e valorizzazione, quindi di nuova etica pubblica e rispetto del patrimonio comune. Una scelta di cittadina a, di legalità, di partecipazione, di redistribuzione della ricchezza”.

È evidente che si tratta di un progetto ambizioso e la Cgil, che ne è consapevole, offre il suo Piano al confronto ed alla discussione, in modo da poterlo perfezionare e da metterne e a punto i contorni.

Sono gli obiettivi ad essere posti in modo indiscutibile: centralità del lavoro, equità fiscale per una migliore distribuzione dei redditi, protezione delle fasce deboli, diffusione omogenea dei servizi al cittadino, politiche economiche che privilegino l’innovazione.

In questa prospettiva il Piano si richiama a molteplici aspetti d’intervento.

Presuppone una riforma delle politiche attive del lavoro e la costruzione del sistema dell’apprendimento permanente, con la previsione di ammortizzatori sociali davvero universali. Si richiama in modo esplicito all’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 per riaffermare il valore della contrattazione nazionale per la definizione di livelli minimi di tutele per tutti i lavoratori e allo stesso tempo prelude ad un intervento (contrattuale e/o legislativo) che finalmente sviluppi la democrazia sindacale attraverso una certificazione della rappresentatività sindacale nel settore privato. Fa della contrattazione sociale e territoriale uno strumento per un’utilizzazione più equa delle risorse, per la diffusione di un welfare locale omogeneo e per promuovere innovazione e arricchimento sociale.

Inutile dire come il Piano – che individua nel dettaglio i progetti su cui è urgente intervenire – resterebbe uno stupendo ma poco efficace libro dei sogni, se non si occupasse anche della sua sostenibilità economica.

Ed infatti sono indicati i costi previsti per i diversi interventi e insieme i luoghi e gli strumenti attraverso i quali rintracciare le risorse necessarie, a partire dalla riforma organica del sistema fiscale fondata sul recupero strutturale dell’evasione, al riordino dei trasferimenti alle imprese, all’utilizzo dei fondi europei e dei Fondi Pensione, al ruolo della Cassa Depositi e Prestiti.

Alla conferenza di programma – alla quale ho potuto partecipare – sono intervenuti non solo sindacalisti di vario livello, ma anche numerosi politici che hanno apprezzato intenti e contenuti del Piano del lavoro e che hanno perfino discusso nei dettagli le proposte, come ha fatto Fabrizio Barca nel suo intervento.

Peccato che, dal giorno dopo, la campagna elettorale sembri di nuovo aver dimenticato questa discussione e che quasi tutti i candidati e le candidate si siano lasciati travolgere dalle polemiche sulle nuove vecchissime promesse di riduzione delle tasse venute da Berlusconi, oltre che dalle sterili e pericolose polemiche sull’utilità dello Statuto dei lavoratori!

Ma su questo punto mi riservo d’intervenire in maniera puntuale.

Qui è scaricabile il Piano del lavoro in formato pdf.

 

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