Demansionamento, la prova può essere data anche per presunzioni
La prova del danno da demansionamento può essere fornita anche mediante allegazione di presunzioni gravi, precise e concordanti.
Il principio è stato affermato dalla Suprema Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 6257/2024 secondo cui possono essere valutati, quali elementi presuntivi, la qualità e la quantità dell’attività svolta, la natura della professionalità coinvolta, la durata dell’adibizione alle differenti mansioni, la diversa e nuova collocazione lavorativa all’esito di un corso di formazione ed i solleciti rivolti ai superiori per l’assegnazione a mansioni maggiormente consone.
Tali elementi rilevano ai fini dell’accertamento del danno professionale con riferimento al deterioramento della capacità acquisita e in relazione al mancato incremento del bagaglio professionale.
Nondimeno, aggiunge la Suprema Corte, è il datore di lavoro che è chiamato a provare l’esatto adempimento dei propri obblighi ovverosia, in altri termini, la legittimità dell’assegnazione a mansioni inferiori.